lunedì 20 settembre 2010

…incontrare Gramsci a Wieliczka....






...una miniera di sale...ad una ventina di km da Cracovia...una miniera antica...qui scavavano il sale già nel tredicesimo secolo...e dal sale la ricchezza della vicina città museo...Cracovia!

Bellissima...un po' troppo elegante nelle sue vie del centro nella sua cattedrale che affaccia sulla piazza del mercato...la più grande d'Europa...eh già ancora il mercato...non lontano dal ghetto ebraico...rimasto intatto ed estremamente vivo...cercate Ariel ampia locanda dove tutto è kocher... anche il vino! Provate Bertvhkovyna (o qualcosa del genere)...è una zuppa che assomiglia al gulash, ma secondo me più buono...chi lo sa forse i “gentili” che andavano a mangiare nel ghetto pagavano in sale...in fondo il loro salario da qualche parte dovevano pur spenderlo...e magari dopo aver lavorato nella miniera qualche volta si spingevano fin qui...sì perché gli scavatori di sale di Wieliczka non erano schiavi...ne sottopagati..anzi la guida mi dice che fin dal quindicesimo secolo erano tra i lavoratori meglio pagati di tutto il regno e che, chiaramente, andavano molto fieri sia del loro salario che della loro professionalità. Una professione dura...pericolosa...ma anche estremamente affascinante in questa sfida costante con la natura che scatena contro di te tutte le sue armi peggiori...il freddo, il buio...l'acqua che da un momento all'altro non solo poteva sommergerti...ma essendo il sale dannatamente solubile trovare l'acqua voleva dire quasi sicuramente restare schiacciati sotto un crollo...ed infine il più terribile dei nemici...il fuoco! Sì perché il sale è solubile quanto il metano è infiammabile...e qui di sacche gassose di metano ce n'erano tante! Ora se la torcia elettrica ha risolto questo problema, quella classica che illuminava con il fuoco qualche piccolo rischio lo presentava...nelle cronache del diciottesimo secolo troviamo un incendio che si è protratto per circa nove mesi...per spegnerlo i minatori hanno fatto crollare una parete di circa trenta metri per togliere ossigeno alle fiamme...

Forse è stata proprio questa sfida tanto terribile e colorata delle paure più ancestrali dell'uomo a far sì che i minatori di Wieliczka sviluppassero due degli aspetti che mi hanno quasi fatto intravedere la sagoma del mio sardo preferito...anche la Sardegna terra di miniera in fondo...tra i cunicoli di questo luogo assolutamente meraviglioso: la ricerca di dio e l'affermazione attraverso l'arte del amore dell'uomo per la propria capacità di dominare ciò che dio gli ha dato...Le pareti...le grotte dell'intera miniera sono ricoperte di sculture di sale...ce ne sono centinaia...nelle sale più grandi...alcune grandi quanto un campo di calcio per intenderci...hanno scavato nel sale una chiesa...con altare colonne...ed una riproduzione dell'ultima cena...70 cm di profondità ed una prospettiva fenomenale..

tutto scolpito dai minatori di Wieliczka! A riprova che in ogni uomo c'è un intellettuale...ed un grande artista...erano fieri del loro lavoro del loro saper fare della conoscenza che gli permetteva di sopravvivere in un ambiente così estremo. Ed allora quell'ambiente quelle sfida diviene il simbolo del tuo ingegno ed ogni colpo di scalpello dato fuori dall'orario di lavoro aggiungeva a quel lavoro il gusto della conquista, dell'addomesticamento di una belva feroce...aggiungeva alla dignità...la bellezza! Quella testimonianza del tuo passaggio che non solo colpisce ma che affascina...ed in questo caso strabilia...che ti fa capire che a tutte le latitudini gli uomini sentono le stesse necessità..spesso coltivano gli stessi sogni...e di quanto questo sia vero non solo a prescindere dalle distanze fisiche ma a volte anche di quelle temporali....la miniera è rimasta aperta fino al 1964...l'ultima scultura all'interno della cattedrale è del 1963! Fino all'ultimo i minatori hanno sentito l'esigenza..la necessità di continuare il loro lento e parallelo lavoro in onore della bellezza...

Una bellezza che ha assunto tante volte le forme di un Cristo morente...di una Maria in lacrime...figure a sfondo religioso che ci parlano di una cultura....ok...lo sappiamo tutti i polacchi sono testardamente cattolici..il comunismo..il regime...il papa polacco che tuonava contro la dittatura nel suo paese ed avallava senza problemi quelle di metà del resto del mondo (eh Mons. Pio Laghi....che gioca a tennis con Videla non si dimentica così come la repressione della teologia della liberazione...). Ma non è solo quello....anche, sicuramente. Ma non solo. Ancora la guida, non sollecitata, ci dice...sì i polacchi sono cattolici e quando fai un lavoro così pericoloso in dio ci credi un po' di più....ed allora la cultura popolare ed il ruolo degli intellettuali...e dove caspita erano gli intellettuali polacchi di sinistra ? Ah già...deportati...e spesso mandati a morire nella patria del socialismo ecco ma il regime non costruiva cultura? No..cioè sì...c'era l'educazione gratuita per tutti...le scuole...ma non c'era la cultura...c'era la propaganda! Attenzione non che qui difetti la cultura...i teatri e la musica di ogni genere...dal classicissimo (e un po' palloso) Chopin... fino alle avanguardie, dalle università alle scuole di alta specializzazione come il Collegio d'Europa che ha una delle sue due sedi in Polonia...no quello che è mancato è stata la critica...la possibilità/capacità di mettere in discussione in modo libero...quindi senza critica poca cultura...

Eh già la cultura nel frattempo, quella critica, la faceva la chiesa...e forse i nostri minatori chela loro cultura non solo la coltivavano ma la esprimevano al loro meglio...attraverso la loro creatività la loro arte...ed il loro lavoro...ed allora esco dalla miniera...risalgo in macchina...guido nella campagna polacca verso Auschwitz-Birkenau... stacco con un morso un pezzo di pretzel (una specie di pane con il sesamo e non ho capito cos'altro a forma di ciambella...)vado a visitare i campi di concentramento al confine con la Repubblica Ceca che non è distante da qui...intanto penso...alla fatica ed al piacere...alla storia contraddittoria di questi posti... alle case matte ed al ruolo degli intellettuali organici...alle sculture...alle culture...

martedì 14 settembre 2010

Varsavia...Pirolli...





in realtà si chiamano pierogi...sono una specialità culinaria polacca...somigliano un po' ai ravioli...insomma una pasta...più o meno...non è definibile in modo preciso...intanto perché ce ne sono molti tipi differenti...cucinati alla russa...con le verdure o con la carne...di fatto un incontro tra sapori e tradizioni differenti...ogni pirollo una sua storia...ogni ripieno una scoperta che va accompagnata dalla consapevolezza che siamo a Varsavia che rappresenta in sé l'incontro tra culture differenti...purtroppo qui spesso l'incontro si è fatto scontro...anche feroce...

Storia ricca e tragica quella di questa città...dove ad uno dei più grandi ghetti ebraici del mondo fino allo scatenarsi della barbarie nazista si accompagnano le periferie fatte di casermoni sovietici....dove alla cultura ebraica che tanto ha influenzato l'umorismo un po' nero dei polacchi, si mischia l'amore per i caffè in stile propriamente mittle europeo ed il legame con Parigi dove tanti intellettuali polacchi hanno trovato rifugio....

Lo spirito intimo di questa gente, in questa lunga e forse interminabile transizione verso non si sa cosa, sta tutta nella capacità di teatralizzazione degli eventi....e così un incidente aereo che ha stroncato una parte importante dei gruppi dirigenti del paese diviene uno scontro mortale tra ultra cattolici anti-russi, complottisti che ergono croci e le difendono a colpi di maratone di rosario...ed un ragazzo che nel corso di una manifestazione imbastisce un funereo doppio senso tra il nome del defunto presidente ed una marca di birra...chiedendo a gran voce che gli venga servita una Lech (nome di battesimo del suddetto e famosa marca di birra) ben fredda...! Ancora oggi a sei mesi da quell'incidente gli ultra ortodossi si ritrovano dinnanzi al palazzo presidenziale per pregare e lanciare slogan contro il presidente neoliberista, ultraeuropeista e soprattutto schiavo di Mosca! Sì perché non vi è nulla da fare...qui l'antagonista principe rimane la Russia...così vicina in termini sia geografici che culturali eppure percepita come un pericolo costante...come un vicino di casa troppo potente e con rinnovate mire espansionistiche...i treni della sola linea metropolitana di Varsavia che corre lungo la riva sinistra della Vistola sono quelli di San Pietroburgo ancora con i colori della bandiera russa post 1991...

In Polonia non diciamo mai che va tutto bene...al massimo diciamo che non va troppo male...sai dire che tutto andava bene era sospetto ai tempi del regime sovietico...allora meglio tenere un profilo basso...magari il padre della compagna di classe di tua figlia potrebbe denunciarti alla polizia politica...così mi raccontano il periodo del socialismo reale...consci di essere stati dominati da un potere straniero che nei racconti delle persone che lo hanno vissuto mi fa pensare sempre di più al più classico dei colonialismi di cui noi occidentali siamo stati maestri per qualche secolo.

Forse proprio i cinquanta anni di chiusura politica ed economica del mondo socialista hanno permesso alla Russia di passare così rapidamente da un enorme paese di contadini analfabeti alla seconda potenza militare del mondo...chissà...ma non è questa la sede per riflessioni storiografiche troppo profonde...stavamo parlano di pirolli...e di come qui si viva questa strana atmosfera un po' decadente di un paese sempre diviso tra nostalgia ed innovazione...di come l'idraulico polacco che attraversava la frontiera nella seconda metà degli anni '90 sia diventato il simbolo di quel processo d'integrazione in un'Europa di cui i polacchi si sentono parte da sempre...ma allo stesso tempo non si sentono legittimati a sedere allo stesso tavolo dei potenti tedeschi che insieme alla Russia rappresentano l'altro polo...l'altra grande nazione che per secoli ha minacciato il paese di estinzione...forse per questo in pochi sanno che l'idraulico polacco aveva un dottorato in linguistica comparata...e anche quelli che lo sanno non vi attribuiscono grande importanza...questa è la nuova Varsavia...questa è la città che voleva superare il grigiore del socialismo reale di slancio...tuffandosi nel capitalismo più sfrenato...qui il mito della città che non dorme mai è ancora reale...qui la gente lavora di domenica...di sera...di notte...qui i salari sono bassi...e la gente ha un tasso di scolarizzazione alto...ed ecco arrivare le multinazionali, le banche, le grosse catene occidentali che pian piano non solo si insediano...ma comprano...e comprando cambiano...qui lo stipendio medio si aggira intorno ai 900 euro ma le case costano circa 3000 euro al mq! Ed allora eccolo riaffiorare lo spirito polacco di melanconica nostalgia..ed alcuni cominciano a dire che tutto questo mercato in fondo non è così bello come gli era stato detto...che entrare nell'euro adesso sarebbe una sciagura per l'economia nazionale che certo tira a livelli di tigre asiatica ma che ha costi umani enormi...e soprattutto sta facendo perdere molto di quel senso di appartenenza che si era sviluppato durante la lotta contro il regime...insomma nessuno gli aveva detto che capitalismo vuol dire individualismo e che gli aspetti comunitari della loro cultura, tanto importanti per un popolo che ha sofferto svariate invasioni negli ultimi 100 anni, mal si conciliano con lo spirito d'impresa...

Nel frattempo la domenica pomeriggio gli intellettuali di Varsavia si ritrovano nei caffè della città vecchia, interamente ricostruita dopo la guerra, mentre i giovani girellano per Praga, quartiere sul lato destro della Vistola, dove ancora sono visibili i buchi dei proiettili tedeschi della rivolta del '44, scendendo dal castello e tenendo il Palazzo della Scienza, immenso regalo di Stalin alla città, come riferimento ci si imbatte in un piccolo cimitero dove trovano posto, insieme, i resti degli antifascisti uccisi durante e dopo la rivolta stessa, e quelli, tra gli altri, di una giovane donna uccisa dalla NKVD nel 1968...ecco quest'immagine dice molto...non spiega...ma ci racconta di un popolo schiacciato tra due mondi...di un esperimento...di un ponte...tra fascinazioni cultura europee e russe...nel frattempo cammino lungo la Vistola...mi infilo in una taverna...tira vento fa freddo...una tazza di Jurek...zuppa di lievito con salsiccetta...uovo...patate...e sa dio cos'altro...buonissima...

Prendo un taxi...qui le arterie principali sono enormi...ma anche molto congestionate...pare che il traffico sia diventato un vero e proprio incubo per i cittadini di Varsavia...ah tra l'altro nessuno sa quanti caspita sono i residenti perché nell'ansia di liberarsi dalle ferree regole che vigevano durante il socialismo reale...qui non è necessario registrarsi...compri una scheda telefonica nei chioschi e nessuno ti chiede un documento... 3 milioni...5 milioni chiedo...quanti siete? Nessuno mi sa rispondere con precisione...nel frattempo il taxi corre veloce lungo quelle che a me sembrano autostrade e mi sfrecciano di fianco enormi...lunghi agglomerati di case squadrate...arrivo nella residenziale periferia di Varsavia...un enorme grattacielo de Le Generali mi stranisce..poi vedo un negozio che vende Kabanosi (splendide salsicette affumicate veramente imperdibili...) e sono di nuovo a Varsavia...una città che forse non sa ancora dov'è...