mercoledì 18 settembre 2013

Incubi portoghesi e scaramanzia meridionale

Non so come ad un certo punto alzai gli occhi e incontrai gli occhi di Livia, ci salutammo, e in quel momento lo scoppio.


Sono ancora a Lisbona. Città che, come sempre, mi piace. Mi diverte andarmene in giro, mi piace dare al mio spagnolo un accento buffo. L'altro giorno per la prima volta mi hanno scambiato per portoghese! L'han fatto perché son gentili. Appena accelerano me li perdo. Ma non c'è leggerezza in queste settimane. C'è tensione, c'è rabbia. Cammino, cammino tanto. E senza accorgermene mi ritrovo spesso nei luoghi del neofascismo internazionale che il regime salazarista, insieme ad altri, ha cullato tra le colline di questa splendida crosta belle epoque. Sotto la crosta c'è tanto altro. C'è il ricordo di quello che è stato. E qui quel ricordo è, allo stesso tempo, attutito dall'ovatta azulejos di questi edifici che si arrampicano su vicoli ripidi e scoscesi, ed amplificato dai visi dei vecchi scavati dalla dittatura. L'altra sera si rifletteva con un'amica rispetto ai diversi atteggiamenti di fronte alla questione della memoria recente. Lei ogni volta che incrocia una persona over 70 lo pensa come un perseguitato che avrà subito indicibili angherie da parte del regime. Io li scruto e vado alla ricerca di un ghigno, di una deformazione fisica, anche impercettibile, che me li additi come torturatori della PIDE felicemente in pensione. Impuniti. Chiunque abbia la nordica sfrontatezza di andarsene in giro con gli occhi chiari mi suona come un nipote di un Waffen SS. Un accento francese, soprattutto se del Sud o dell'ovest mi scatena incubi tremendi su ufficiali dell'OAS venuti qui ad addestrare gli aguzzini che compirono massacri in Portogallo, in Angola, In Mozambico...e da ultimo anche in Italia. La strage di Brescia in particolare ma non solo. Erano qui. Camminavano le mie strade. Eppure sono rimasti inafferrabili ombre. Sappiamo tante cose. Molte ancora ci sfuggono.
Da anni cerco, spasmodicamente febbrilmente, una prova, un appiglio che mi aiuti a capire e forse in parte a spiegare. Più mi avvicino più mi sento lontano. E adesso che sono quotidianamente vicino a loro ed alle loro facce, reali o immaginarie che siano, i miei nervi si tendono. Sforzo mente e corpo oltre il limite. Quando ti sembra di essere vicino alla meta solitamente crolla tutto l'impianto. In questi giorni continuo quindi a ripetermi che non ho una vera pista e che queste settimane di fatica immane non aggiungeranno nulla. Lo faccio quasi per scaramanzia. Anzi lo faccio proprio per quello. La sfiga esiste? Non lo so ma nel dubbio...
Non troverò nulla di più se non un ennesimo piccolo indizio. In fondo son 4 anni che rincorro una mitraglietta modificata. Ci pensavo oggi mentre mi arrampicavo per le colline fino alla calcada de Estrela. Pensavo a quel momento, a quello scoppio. Pensavo che non me ne faccio niente di essere uno storico. Non potrò mai capirlo. Tentavo di immaginarmi non tanto il dolore di chi è rimasto e neppure lo schianto della morte. Cercavo di capire, perché in fondo quello davvero m'interessa, i passi di chi quella bomba l'ha pensata e l'ha messa. In ogni angolo cercavo residui inimmaginabili di memoria. Avevo superato il Belvedere di Lapa con i suoi odori di aglio quando ho alzato lo sguardo e l'ho visto: Rua de Praca 13, Aginter Press. 

domenica 8 settembre 2013

Sfrutta un frikkettone

Estate calda e stancante. Ho lavorato meno di quanto avrei dovuto. Sono stato in giro, un po' a Madrid, un po' nella casa tra gli ulivi. Sempre quella. Quella che appartiene alla mia famiglia da quattro generazioni. Quella che mia madre vorrebbe vendere e da cui io, invece, non riuscirei mai a staccarmi. In realtà mia madre non ha tutti i torti. La casa è vecchia ed avrebbe bisogno di un sacco di lavori per essere resa nuovamente, pienamente abitabile. Un sacco di lavori che per intenderci costano un sacco di soldi. Soldi che chiaramente non ho.
Ecco mi piacerebbe capire perché. Cioè intendiamoci in parte lo so. Essere poveri è una specie di tradizione di famiglia. Non sono io. Siamo tutti poveri. Quasi tutti ma la parte ricca della famiglia ci evita al punto che non ci si riesce più neppure a riconoscere. Per carità non mi mancano. Ma torniamo al problema centrale di questo post: i soldi. Devo rimettere a posto la casetta tra gli olivi oppure mamma mi fa causa pur di venderla. Sì perché la casa è intestata a mamma ma la terra mia nonna l'ha lasciata a me. Un casino insomma. Durante i pochi giorni che sono riuscito a passare con loro ho promesso di fare di quel rudere un occasione di profitto. Gli si da una sistemata e vedrai la si affitta. Mio padre non era convinto. Mi ha guardato e mi ha detto: e io poi dove vado? Ma no papà solo per agosto quando qui fa molto caldo te la casa la affitti e te ne vai in montagna. Mio padre odia la montagna ma questo, per ora, rimane un dettaglio trascurabile. Nemmeno io amo la montagna...la trovo di una noia mortale. Ho evitato di dirgli che il mio piano prevede di stipare in casa loro una mandria di frikkettoni finto-poveri e nordisti che senza nemmeno sapere perché hanno deciso che gli piace il Salento. L'ho evitato ma l'ho fatto per i deficienti suddetti. Ah no perché io li detesto ma mio padre è capace di dar fuoco alla casa con loro dentro. Ecco, insomma questi tanto sono di una stupidità abissale ma son finto-poveri. Arrivano con i sacchi a pelo, si buttano sulla spiaggia e si spulciano i capelli manco fossero babbuini in calore, si vestono di stracci che ho scoperto costare un monte di soldi e poi caricano gli strumenti musicali etnici (di che etnia non lo sanno neppure loro) sulla Volvo. Insomma i soldi li hanno, loro. Io no. Punto quindi a truffarli a chiedergli cifre enormi spacciando l'albero centenario piantato dal mio bisnonno per una pianta magica dalle vibrazioni curative. Una cazzata così. Tanto ci credono. Basta infiocchettargliela un poco. Potrei anche fare leva sulla loro finta coscienza ecologista dicendo loro che il prezzo è sì alto ma include la filodiffusione di musica celtica che fa bene agli alberi. Perché un olivo salentino dovrebbe gradire una musica nordica è un mistero sul quale, i suddetti deficienti, potrebbero arrovellarsi per anni. Il punto di partenza però rimane: debbo trovare i soldi per i lavori. Assodato che una banca ad uno storico precario non concederebbe mai nemmeno un centesimo ho avuto una pensata: datemeli voi! Cioè vorrei lanciare una sottoscrizione popolare per risolvere i cazzi miei. Voi potreste, giustamente, chiedermi perché dovreste farlo. Semplice verrete ricompensati: ai sostenitori standard (da 1 a 5 euro di donazione) la foto del frikkettone che fa la meditazione trascendentale sotto l'olivo: la mettete sull'uscio di casa e tiene lontani testimoni di Geova e scarafaggi; ai sostenitori gold (da 5 a 20 euro) la foto di mio padre incazzato mentre passa le vacanze in montagna con allegato cd audio con lui che bestemmia perché odia la montagna: questa immaginetta propizia il vostro giramento di palle. Avete avuto una giornata tranquilla e di conseguenza vi sentite inadeguati? Ecco la risposta. Il cd poi potrebbe darvi nuove idee per offendere i vostri vicini e nel caso la mettiate a tutto volume è utile anche come invocazione per fulmini e pioggia. Per i sostenitori senior e platinum (oltre i 50 euro) vengo io direttamente a casa vostra, picchio i vostri vicini rompi palle, minaccio i testimoni di Geova, insulto chi vi pare e vi cucino lo spezzatino di carne di cavallo, il tutto con in omaggio un imperdibile gadget: il frikkettone. Ve lo porto giuro. Potete farne ciò che vorrete. Usatelo come portachiavi come anti stress, motteggiatelo a morte per essersi fatto prendere per il culo! In fondo se lo meritano. Insomma fareste una cosa utile alla società, divertente per voi e mi rendereste meno astioso, mia madre sarebbe occupata a sistemare imperdibili tendine nella cucina. A mio padre girerebbero le palle.