giovedì 10 ottobre 2013

Fascisti a 5 stelle

Certo accorgersi solo oggi che il M5S è un movimento di destra mi sembra francamente un poco ingenuo. Per mesi ci si è nascosti dietro una categoria effimera come quella di populismo. Non che non sia vero, ed anche oggi Grillo e Casaleggio, lo hanno confermato dicendo che se fossero andati in campagna elettorale proponendo l'abolizione della Bossi-Fini il loro movimento avrebbe preso percentuali da prefisso telefonico. Forse è vero. Forse no. Ma francamente m'interessa poco. La grande differenza tra i partiti politici ed i movimenti, soprattutto quelli smaccatamente populisti ma si potrebbe tranquillamente dire che i movimenti un poco populisti lo sono tutti, è esattamente questa. I partiti, le strutture si organizzano intorno ad un'idea. Intorno anche ad un sistema di idee e di valori. E quelli non solo li portano avanti ma dovrebbero insegnarli. Non è brutto insegnare. Anzi. Avere qualcuno che avendo dedicato molto tempo a comprendere un fenomeno ce lo spieghi o ci dia gli strumenti per arrivare a comprenderlo meglio è la base del progresso umano. Ma questo presuppone strutture che agiscano in profondità nelle società e soprattutto presuppone sforzo collettivo. Avere due padroni guru che ti spiegano la realtà a forza di insulti e di strilli è decisamente più facile. E soprattutto non dite che questa è la nuova forma della politica che le società sono più complesse e, di conseguenza, necessitiamo di strumenti come questi per portare a sintesi le nostre difficili esistenze. Forse avremmo anche bisogno di strumenti nuovi ma questi non lo sono. Non vi è differenza tra gli slogan all'olio di ricino e le invettive di Grillo mi spiace non ve n'è alcuna. Non vi è differenza tra la crociata antipartito di questi nuovi puritani e le invettive antisistema delle SA. Usavano le stesse parole. Anche nel 1932 i nazisti in campagna elettorale dicevano che il sistema era corrotto e che i partiti erano composti da ladri. Loro, i nazisti, erano la sola risposta organica alla crisi. Oggi, mentre viviamo un'altra drammatica crisi del capitalismo, Casaleggio dice che i votanti, i militanti e i dirigenti del M5S sono un tutt'uno. Carl Schmitt scrisse che il Furher non aveva bisogno degli strumenti vecchi ed obsoleti della democrazia rappresentativa perché lui era in contatto diretto con lo spirito del popolo...ecco per chi ancora non avesse capito questo mi sembra francamente più che sufficiente. Siamo di fronte ad un partito di destra. Ma non perché proponga forme di società che siano immediatamente inscrivibili a quella cultura politica ma proprio perché non proponendone alcuna e sfruttando la sofferenza provocata dalla crisi economica, M5S imbocca un percorso identitario che sfocia ineluttabilmente verso approdi anti democratici. Imboca questa strada facendo quello che tanti altri movimenti, alcuni sfociati in regimi molti altri fortunatamente no, hanno faatto in passato: semplificando e demonizzando. La realtà è semplice il movimento fornisce 5 parole d'ordine confuse ma che appagano il momentaneo disagio di ampi strati di popolazione e che si azzarda a criticare è un nemico. Facile, semplice e pericolosissimo. Pericoloso perché p esattamente il contrario della democrazia che prevede tempi lunghi dibattiti estenuanti e noiosi tra persone possibilmente preparate a non dire solo fesserie che portano voti. La democrazia vuol dire anche a volte passare mesi e addirittura anni a convincere milioni di persone che il benessere dei molti viene prima di quello dei singoli. Ecco perché le affermazioni rilasciate oggi in tema d'immigrazione non mi dicono nulla di nuovo su questi signori. Mi dicono solo che oggi in Italia non abbiamo un fenomeno come Alba Dorata o non c'è il Front Nacional al 24% (bei sondaggi per le europee) perché ci sono loro. Le frustrazioni per la gestione immorale della crisi da parte del PD e del PDL sono incarnate dal M5S un movimento e non un partito perché un partito ha istanze democratiche al suo interno. Possono funzionare o meno, ma esistono. Possiamo criticare i partiti ma non è un duo di imbecilli strilloni che può sostituire il farsi pensiero ed azione collettiva. Il miraggio della partecipazione attraverso la rete si sta rivelando per quello che è: una modalità di controllo. La rete è in fondo un mezzo di produzione. Ci si organizza intorno ai mezzi di produzione non dentro di essi. Altrimenti la sussunzione che quel mezzo provoca sulle coscienze collettive e singole arriva a disgregare la capacità di pensare qualcosa che sia al di fuori di quel modo di produzione. Anzi si finisce non soltanto per esserne dominati, militando in movimenti para-fascisti pensando che siano l'alba di un nuovo mondo, ma per riprodurre sia all'interno che all'esterno le dinamiche di sopraffazione che si volevano abolire. I partiti fanno schifo aboliamoli con la democrazia diretta e se poi ci si accorge che la democrazia diretta non è pensabile dentro lo schema che ci siamo dati chi se ne frega oramai ce lo siamo dati e quindi deve funzionare per forza. E se qualcuno dall'esterno, ma persino tra le nostre fila, osa muovere una critica è chiaramente un nemico, va espulso. Non ci si dibatte. Non c'è il dibattito. Il dibattito è brutto è roba da politicanti. Non si discute lo si espelle. Del resto essere un tutt'uno implica l'assenza del dissenso. Ovunque manchi o anche solo laddove venga ostacolato c'è sempre presente il fantasma del totalitarismo. Il totalitarismo in fondo è facile. Il dibattito e la democrazia son complicati. Avere padroni che ti dicono cosa fare è semplice essere in grado di prendere decisioni autonome e libere è difficilissimo. La libertà è il più difficile diritto non solo da esigere ma soprattutto da praticare. Vuoi mettere quanto è liberatorio un vaffanculo? Quasi quanto un me ne frego!