Matteo Renzi è diventato Presidente del Consiglio dopo aver
sconfitto Pier Luigi Bersani come leader del PD.
Grazie a questa manovra politica, del tutto legittima perché
siamo una democrazia parlamentare e non presidenziale, oggi il giovane ex
democristiano è alla guida del paese e sta realizzando un programma di riforme
di grande importanza. Sono misure volte a ridurre gli spazi di critica, a
criminalizzare il dissenso sociale ed a portare a termine un’idea precisa
secondo la quale l’Italia può uscire dalla crisi economica comprimendo il monte
salari. Va da sé che per raggiungere questo scopo si debba auspicare una
dialettica capitale-lavoro pressoché inesistente o, ancora meglio, evocare lo
spettro autoritario del sindacato unico. Vi è anche da dire che perseguendo
quest’obiettivo si può contestualmente tagliare la spesa pubblica, per lo meno
quella destinata alla formazione superiore. Sì perché una manodopera mal pagata
non necessita di istruzione superiore e di conseguenza su quel capitolo di
spesa possiamo permetterci di risparmiare. Il piano in sé potrebbe anche
funzionare. In fondo il boom economico italiano era basato su bassi salari e
tanta repressione; nulla di nuovo. Certo all’epoca era la DC a fare queste cose
ed il PCI stava all’opposizione. Oggi no. E questo è, forse, il problema. Non
esiste alcuna forza di opposizione al pensiero ottocentesco che in tutta Europa
si è affermato. Siamo persino riusciti a riesumare un morto: il pareggio di
bilancio. Se qualcuno si prendesse la briga di leggere gli strali degli
americani contro Einaudi che tesaurizzò gli aiuti del piano Marshall per
raggiungere il pareggio di bilancio ci renderemmo conto che abbiamo
abbondantemente sforato l’assurdo. Governare processi complessi però è affare
che richiede versatilità è il piano per quanto preciso necessita degli
aggiustamenti. Uno di questi aggiustamenti, doloroso ma necessario, passa
attraverso il consenso. Matteo Renzi il consenso, quello elettorale, non se lo
era ancora pienamente guadagnato visto che il trionfo alle elezioni europee non
poteva, giustamente essere sufficiente. Ma le regionali le ha vinte. I dati
parlano chiaro. Potremmo stare qui ore ad analizzare i flussi di voto ma ha
vinto in molte aree del paese storicamente vicine alla destra. Per farlo ha presentato
l’impresentabile, si è detto. Uomini politici di lungo corso, alla faccia della
rottamazione, implicati in svariate storie spesso poco chiare. Ha anche tentato
di piazzare qualche LadyLike qua e là ma gli è andata male. Le elezioni
regionali e nazionali si basano su compositi equilibri di potere che vanno
gestiti dentro e fuori dal partito. E sono stato quegli equilibri di potere ad
aver deciso le candidature. Facciamo un esempio: la classe dirigente del PD
campano è coinvolta da anni in scandali che hanno a che fare con corruzione e
presunti collegamenti con la criminalità organizzata. Come hanno votato i
rappresentanti campani dentro il PD quando Renzi ha sfidato Bersani? Compatti
con Renzi. Da quel giorno in poi nessuno ha più sentito una parola sulla “terra
dei fuochi” e su nomi come Bassolino o Rosa Russo Jervolino è calato il
silenzio. Oggi il ne-governatore della Campania ha detto che Saviano s’inventa
la camorra per non restare disoccupato.
Lo dicono da anni, lo dissero anche della mafia che non
esisteva. A Giovanni Falcone e Paolo Borsellino li chiamarono pazzi visionari. Io
non so se De Luca è un camorrista o abbia mai avuto a che fare con la camorra e
francamente dopo l’affermazione di oggi non m’interessa. Le organizzazioni
criminali esistono ed esistono non solo come forme di potere alternativo allo
Stato ma, l’ho già scritto, come simbionti dello Stao. Le due strutture al Sud
non sopravvivono l’una senza l’altra ed i due progetti sono inequivocabilmente
interconnessi. Chi sono i mafiosi? Davvero pensate di trovarli al bar con la
coppola e la lupara? Chiaramente no. Governano i grandi processi economici del
paese come insegna la questione EXPO. Hanno bisogno di giovani laureati? No
hanno bisogno di 3 cose: manodopera a basso costo e desindacalizzata,
amministratori locali compiacenti e possibilmente che si restauri una volta per
tutte un’idea: la mafia non esiste. In fondo nemmeno Renzi esiste in quanto tale: è il risultato di accordi di potere e di classe. Non è colpa di Renzi o del PD...nemmeno loro esistono.