giovedì 11 giugno 2015

equilibri

Matteo Renzi è diventato Presidente del Consiglio dopo aver sconfitto Pier Luigi Bersani come leader del PD.
Grazie a questa manovra politica, del tutto legittima perché siamo una democrazia parlamentare e non presidenziale, oggi il giovane ex democristiano è alla guida del paese e sta realizzando un programma di riforme di grande importanza. Sono misure volte a ridurre gli spazi di critica, a criminalizzare il dissenso sociale ed a portare a termine un’idea precisa secondo la quale l’Italia può uscire dalla crisi economica comprimendo il monte salari. Va da sé che per raggiungere questo scopo si debba auspicare una dialettica capitale-lavoro pressoché inesistente o, ancora meglio, evocare lo spettro autoritario del sindacato unico. Vi è anche da dire che perseguendo quest’obiettivo si può contestualmente tagliare la spesa pubblica, per lo meno quella destinata alla formazione superiore. Sì perché una manodopera mal pagata non necessita di istruzione superiore e di conseguenza su quel capitolo di spesa possiamo permetterci di risparmiare. Il piano in sé potrebbe anche funzionare. In fondo il boom economico italiano era basato su bassi salari e tanta repressione; nulla di nuovo. Certo all’epoca era la DC a fare queste cose ed il PCI stava all’opposizione. Oggi no. E questo è, forse, il problema. Non esiste alcuna forza di opposizione al pensiero ottocentesco che in tutta Europa si è affermato. Siamo persino riusciti a riesumare un morto: il pareggio di bilancio. Se qualcuno si prendesse la briga di leggere gli strali degli americani contro Einaudi che tesaurizzò gli aiuti del piano Marshall per raggiungere il pareggio di bilancio ci renderemmo conto che abbiamo abbondantemente sforato l’assurdo. Governare processi complessi però è affare che richiede versatilità è il piano per quanto preciso necessita degli aggiustamenti. Uno di questi aggiustamenti, doloroso ma necessario, passa attraverso il consenso. Matteo Renzi il consenso, quello elettorale, non se lo era ancora pienamente guadagnato visto che il trionfo alle elezioni europee non poteva, giustamente essere sufficiente. Ma le regionali le ha vinte. I dati parlano chiaro. Potremmo stare qui ore ad analizzare i flussi di voto ma ha vinto in molte aree del paese storicamente vicine alla destra. Per farlo ha presentato l’impresentabile, si è detto. Uomini politici di lungo corso, alla faccia della rottamazione, implicati in svariate storie spesso poco chiare. Ha anche tentato di piazzare qualche LadyLike qua e là ma gli è andata male. Le elezioni regionali e nazionali si basano su compositi equilibri di potere che vanno gestiti dentro e fuori dal partito. E sono stato quegli equilibri di potere ad aver deciso le candidature. Facciamo un esempio: la classe dirigente del PD campano è coinvolta da anni in scandali che hanno a che fare con corruzione e presunti collegamenti con la criminalità organizzata. Come hanno votato i rappresentanti campani dentro il PD quando Renzi ha sfidato Bersani? Compatti con Renzi. Da quel giorno in poi nessuno ha più sentito una parola sulla “terra dei fuochi” e su nomi come Bassolino o Rosa Russo Jervolino è calato il silenzio. Oggi il ne-governatore della Campania ha detto che Saviano s’inventa la camorra per non restare disoccupato.

Lo dicono da anni, lo dissero anche della mafia che non esisteva. A Giovanni Falcone e Paolo Borsellino li chiamarono pazzi visionari. Io non so se De Luca è un camorrista o abbia mai avuto a che fare con la camorra e francamente dopo l’affermazione di oggi non m’interessa. Le organizzazioni criminali esistono ed esistono non solo come forme di potere alternativo allo Stato ma, l’ho già scritto, come simbionti dello Stao. Le due strutture al Sud non sopravvivono l’una senza l’altra ed i due progetti sono inequivocabilmente interconnessi. Chi sono i mafiosi? Davvero pensate di trovarli al bar con la coppola e la lupara? Chiaramente no. Governano i grandi processi economici del paese come insegna la questione EXPO. Hanno bisogno di giovani laureati? No hanno bisogno di 3 cose: manodopera a basso costo e desindacalizzata, amministratori locali compiacenti e possibilmente che si restauri una volta per tutte un’idea: la mafia non esiste. In fondo nemmeno Renzi esiste in quanto tale: è il risultato di accordi di potere e di classe. Non è colpa di Renzi o del PD...nemmeno loro esistono.

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