Per vivere io faccio lo
storico. Ma raccontare storie non è soltanto un mestiere. È più un
modo di essere. Un'attitudine rispetto alla vita; uno storico cerca
le radici, più o meno profonde, delle cose. Nulla avviene fuori dal
tempo. Il prima ed il dopo sono, spesso, una bussola che ci orienta
nella ricerca dei perché. Se capisco lo svolgimento di un evento,
spesso, arrivo a comprenderne i motivi.
In questi giorni il paese
è colpito dall'ennesimo disastro causato dall'esondazione di un
torrente a Genova. Non è stata la prima volta e drammaticamente
tutti sanno che non sarà neppure l'ultima.
Ecco il motivo di questa
breve riflessione di natura storica sta tutto qui: capire perché;
non solo perché è accaduto ma, avventurandomi in un esercizio
letale per uno storico, spiegare perché sappiamo che accadrà
ancora.
Per capirlo dobbiamo
seguire un poco le radici profonde, andare un poco a ritroso nel
tempo.
Nella primavera del 1962
in Italia è in carica un governo di centro-sinistra. Un fatto
nuovissimo ed allora epocale. Per molti mesi si era dovuto lavorare
sodo con gli americani per convincerli che il PSI al governo non
avrebbe spalancato le porte ad un'invasione comunista. Detta così,
pensando a cosa sarebbe divenuto quel partito nei decenni successivi,
vien quasi da ridere o, forse, da piangere. Negli anni sessanta,
tuttavia, il PSI era un partito serio e di sinistra; le derive
ladronesche erano di là da venire. Anzi un 'ala importante del
partito, guidata da Lombardi, decide di rompere con Nenni: loro al
governo con i democristiani non ci sarebbero andati mai. Ma alla
fine, grazie al lavoro di un uomo di grande pazienza quale era Aldo
Moro il famoso accordo si fa. Pochi mesi dopo nel giugno del 1964 accadde un fatto di cui i cittadini italiani scopriranno i contorni
solo anni dopo, nel 1967: ci fu un duro confronto tra il Presidente
della Repubblica e l'allora capo dei servizi segreti militari da un
lato, e Moro e Nenni dall'altro. Per riassumerla in breve Segni e De
Lorenzo fecero capire senza mezze misure che erano pronti a mettere
in atto un colpo di Stato se il centro-sinistra non avesse attenuato,
e di molto, la sua azione riformatrice.
Cosa diamine combinavano
Moro e Nenni per provocare quello che venne definito come il
“tintinnare di sciabole”? Avevano nazionalizzato la produzione e
la distribuzione dell'energia elettrica, era nata l'ENEL. Era davvero
così spaventoso? In sé no ma lo era in prospettiva. Nonostante le
ricche compensazioni accordate ai precedenti gestori privati, eh sì
perché le aziende private mica furono espropriate ma comperate a
volte anche con prezzi fuori mercato, la borghesia italiana entrò in
fibrillazione. Attentato alla libera impresa gridavano a destra,
socializzazione dei mezzi di produzione come in URSS tuonavano, sarà
al fine del libero mercato che tanta prosperità stava portando al
paese. Il fatto che il capitalismo italiano fino a quel momento fosse
assistito dallo Stato come una balia con un lattante parve essere
stato dimenticato; il fatto che la nazionalizzazione si fosse resa
necessaria non solo per ragioni di natura strategica ma anche perché
nelle aree povere del paese i nostri capitani d'industria non ci
pensavano nemmeno ad investire, tutto questo fu tralasciato. Gridare
al pericolo comunista era facile nel 1994 figuriamoci nel 1964. I due
facevano sul serio, questo si cominciò a bisbigliare nei corridoi e
nei salotti importanti, la FIAT era pronta a portare i capitali
all'estero disse un ufficiale dei carabinieri che aveva il compito di
monitorare la temperatura del grande capitale. Pensate ce ne saremmo
potuti liberare allora!
Ma non fu tanto la
minaccia della famiglia Agnelli a spaventare il governo; allora
sapevano, altra cosa che poi abbiamo fatto finta di dimenticarci, che
i nostri eroici costruttori di automobili fuori da questo balzano
paese sarebbero sopravvissuti al massimo il tempo di una Duna.
Furono altre le forze che
si agitarono in maniera parossistica: gli agrari. Questo dirà Moro
rinchiuso nel “carcere del popolo” delle brigate rosse qualche
anno dopo. Perché Moro avrebbe dovuto mentire di fronte al pericolo
imminente della morte, che drammaticamente sarebbe avvenuta da li a
pochi giorni, su di un argomento, a quel punto siamo nel 1978,
relativamente secondario? Non mentì, infatti. I grossi proprietari
terrieri erano stati tra i maggiori promotori di quei tristi eventi
dell'estate 1964. Perché? Andiamo con ordine. Il governo Moro era
stato fatto cadere in parlamento su un voto inerente una riforma
della scuola; nulla di preoccupante. E allora cosa? Il dissesto
idrogeologico. Ecco cosa agitava le notti dei proprietari terrieri
del paese. Sì perché tra i vari assistenti di Moro ve ne era uno,
un semplice ingegnere democristiano di cui ora, mi perdonerete, non
ricordo il nome. Una specie di eroe senza nome. Un cattolico
mascherato. Un uomo onesto. Nuovamente pensare alla Democrazia
Cristiana come in grado di produrre qualcosa di non intimamente
marcio, oggi, fa sorridere. Ma eravamo negli anni '60. C'erano bravi
democristiani, pochi ma c'erano. Insomma questo nostro democristiano
sta preparando una relazione sullo stato geologico del paese e in
maniera meticolosa individuava tutte le aree del paese che non solo
erano a rischio e che necessitavano interventi urgenti ma anche, e
sono tante, quelle su cui non si sarebbe potuto costruire. Nulla e
mai. Ecco cos'aveva fatto perdere il sonno ai nostri agrari
latifondisti, sì perché la riforma agraria lanciata nel 1950 fu una
barzelletta tragica, la geologia era loro avversa, la geologia
maledetta di un paese ricco di fiumi e di colline fragili; maledetta
geologia comunista!
E loro che già stavano
comperando il macchinone e sognavano mignotte in ghingheri da pagarsi
con i proventi delle aree potenzialmente edificabili? Questo piano
non avrebbe mai dovuto vedere la luce. Ed, infatti, non se ne fece
nulla. I governi di centro-sinistra persero la loro spinta propulsiva
e di grandi riforme strutturali non se ne discusse più.
Gli anni '60 volgevano al
termine ed in Italia apparse una nuova categoria di bestie feroci: i
palazzinari. Molti erano gli stessi agrari di cui sopra che,
scrollatasi il fango e la merda dagli stivali, diventavano eroici
imprenditori del mattone. Non ce l'hanno mai avuto il fango sugli
stivali son sempre stati dei parassiti ma mi piaceva l'immagine
volutamente rubata al buon Natalino Balasso.
Disposti a tutto
cominciarono a disboscare e costruire. E dove proprio non si poteva
disboscare, incendiavano. A quel punto una concessione edilizia sulla
cenere te la concedevano. Poi magari pagavi una mazzetta ed intere
aree che sarebbero dovute rimanere intatte divenivano edificabili. I
fiumi li si costringeva in argini di cemento e si disboscavano intere
colline. In fondo è il progresso. La gente vuole la casa la mare ed
allora ecco la casa con vista mare, no vista mare non basta, a pochi
metri dal mare, di più si cementifichi l'arenile.
Stesso dicasi per le
montagne e le valli.
Ecco, dunque, perché è
successo e succederà ancora. Siamo ad Ottobre, dio ci scampi e
liberi da un Novembre piovoso visto che contro i criminali né lui né
tanto meno noi siamo stati in grado di fare alcunché.