Eccomi, finalmente a Lisboa. Sul divano
di casa di amici. Loro non ci sono ed io condivido questa grande casa
con il coinquilino spagnolo...un simpaticissimo modernista che cerco di
salvare da una svolta vegetariana. Ce la faccio. Cucino la zuppa di
polipo e lui..mangia. Ok non è ancora la salsiccia di sangue che io
adoro ed alla cui vista lui rabbrividisce ma ho tempo... Ho vinto un
contratto qui e quindi questa città che amo diverrà una specie di
seconda casa. Non ho una prima casa, quindi, crearmene una seconda,
che in quanto tale è ancora meno stabile della inesistente prima, mi
pareva una soluzione eccellente. Ma dicevamo il contratto. Domani
vado a firmare. Ho vinto la mia guerra personale contro la
burocrazia. Ho tutti i documenti. Da gennaio si starà un po' a
Lisbona ed un po' in giro per archivi. Progetto nuovo. In realtà non
così nuovo ma insomma, bello. Accoglienza dei colleghi fantastica.
Il docente che ha appoggiato la mia candidatura qui ha sparso voci
inquietanti sul mio conto. Volevo ammazzarlo. Per carità molto
carino da parte sua ma io in questo momento avevo voglia di
rinchiudermi un poco nei miei archivi ed invece neppure son arrivato
e mi chiedono di partecipare a duemila progetti. Tutti belli. Non me
ne fotte una mazza. Io son qui a scrivere il mio libro. Ma in fondo
nemmeno quello. Son qui per viaggiare, per capire meglio. Ho una
grande fortuna. Nel dissesto generale che attraversa il mondo son
finito in uno dei paesi più martoriati dalla cosiddetta crisi che
sta squassando il pianeta da almeno 4 anni. Ed allora mentre giro la
città sotto la pioggia (la pioggia obliqua di Lisbona...) guardo,
osservo, cerco di cogliere i cambiamenti. Richiamo alla memoria la
città che ho conosciuto anni fa. Sono molti i piccoli dettagli che
mi colpiscono, palazzi in fase di ristrutturazione mollati lì come
un panino sbocconcellato che va indurendosi su un tavolo, persone
anziane che la sera frugano cassonetti, tanti poveri accasciati sotto
i portici. Non straccioni, non barboni. Un uomo si fa la barba vicino
al ponte 25 Aprile e poi torna a sedersi su di un cartone. Eh già la
crisi qui morde. Pensioni tagliate del 60% e salari giù di circa il
40%! Austerità la chiamano....ri-accumulazione primitiva, ma questo
sarebbe un altro post... Stasera si giocava Benfica Spartak di Mosca.
Vado in un bar. Mangio baccalà alla brace con patate e olive. Ottimo
chiaramente. E fumo. Sì in questo localino alla periferia di Lisboa
tutti fumano, la birra te la danno in caraffe di alluminio, piatti
robusti ed abbondanti. Mi sento a casa. Guardo la partita e
contagiato dalla folla mi ritrovo a tifare Benfica. Io neppure li
conosco i giocatori del Benfica ma con il mio idioma che è un misto
di castellano (qui non lo sopportano molto...) e pugliese discetto di
moduli, e strategie...Poi Cardozo si invola in area un nerboruto
russo lo stende: rigore! Ora non ricordo se il giocatore dello
Spartak fosse poi così nerboruto..ma giochi nello Spartak...un po'
nerboruto dovrai esserlo per forza. Forse non era neppure
russo...bah, comunque è rigore su questo non c'è dubbio! Cardozo
sistema il pallone sul dischetto, prende la rincorsa e tira! Traversa
piena! Peso del corpo troppo indietro vorrei dire...ma non lo
dico...apro bocca e ne esce una sonora bestemmia in italiano! C'è un
vecchio di fianco a me che si gira e mi guarda ed io penso, ecco
adesso questo sarà un cattolico portoghese e l'ho offeso. Ride. Ride
come un matto. I portoghesi sono un popolo atlantico...non ridono
così spesso. Oggi con la crisi ancora meno. Mi guarda e mi dice: ma
che fai ti arrabbi per una squadra che non è la tua oh italiano?
Ed io un po' inebetito rispondo...no
m'incazzo per l'ingiustizia. Cardozo di segnare quel gol lo meritava.
Le ingiustizie sono molte in questo paese mi dice. Io vorrei dirgli
che anche nel mio ve ne sono parecchie ma mi sembra inadeguato e per
una volta riesco a starmi zitto. Lui parte con una filippica contro
il governo e la Troika ed io a quel punto non mi sto zitto ed a mia
volta mi scaglio contro il capitalismo. Ma essendo abituato ad essere
in minoranza, quasi mi scuso ed aggiungo no sai è un'analisi da
bar..un po' vetero marxista. Mi guarda e ride ancora più forte di
prima. Apre il portafoglio e sbatte orgoglioso sul tavolo la tessera
del PCP! Partito comunista del Portogallo. Per chi non lo sapesse gli
ultimi dei leninisti! Sorrido anche io adesso. Mi sento davvero a
casa. Ed allora si discute un po' bevendo un poco di Porto che il
proprietario del bar, anche lui iscritto al partito,ci offre. Un
vecchio con i baffoni, basso, pingue e calvo che continua a citare
Lenin ogni 3 parole mi fissa ed aggrottando la fronte così forte che
le rughe della faccia ne formano una sola che gli scava il viso
longitudinalmente, mi dice: la disoccupazione qui è troppo alta..se
non lavorano come si alienano? E se non si alienano quando mai la
svilupperanno la coscienza di classe? Finisco il mio porto...mi
rimetto a camminare sotto la pioggia...mi sento leggero, sempre meno alieno e
sempre più convinto che dobbiamo spiegare. Forse sono nel posto
giusto, forse nel momento giusto. Non accade spesso ma a me questa
logica un po' spicciola che pure non mi convince per niente mi da
speranza.