giovedì 8 novembre 2012

Determinismi lusitani



Eccomi, finalmente a Lisboa. Sul divano di casa di amici. Loro non ci sono ed io condivido questa grande casa con il coinquilino spagnolo...un simpaticissimo modernista che cerco di salvare da una svolta vegetariana. Ce la faccio. Cucino la zuppa di polipo e lui..mangia. Ok non è ancora la salsiccia di sangue che io adoro ed alla cui vista lui rabbrividisce ma ho tempo... Ho vinto un contratto qui e quindi questa città che amo diverrà una specie di seconda casa. Non ho una prima casa, quindi, crearmene una seconda, che in quanto tale è ancora meno stabile della inesistente prima, mi pareva una soluzione eccellente. Ma dicevamo il contratto. Domani vado a firmare. Ho vinto la mia guerra personale contro la burocrazia. Ho tutti i documenti. Da gennaio si starà un po' a Lisbona ed un po' in giro per archivi. Progetto nuovo. In realtà non così nuovo ma insomma, bello. Accoglienza dei colleghi fantastica. Il docente che ha appoggiato la mia candidatura qui ha sparso voci inquietanti sul mio conto. Volevo ammazzarlo. Per carità molto carino da parte sua ma io in questo momento avevo voglia di rinchiudermi un poco nei miei archivi ed invece neppure son arrivato e mi chiedono di partecipare a duemila progetti. Tutti belli. Non me ne fotte una mazza. Io son qui a scrivere il mio libro. Ma in fondo nemmeno quello. Son qui per viaggiare, per capire meglio. Ho una grande fortuna. Nel dissesto generale che attraversa il mondo son finito in uno dei paesi più martoriati dalla cosiddetta crisi che sta squassando il pianeta da almeno 4 anni. Ed allora mentre giro la città sotto la pioggia (la pioggia obliqua di Lisbona...) guardo, osservo, cerco di cogliere i cambiamenti. Richiamo alla memoria la città che ho conosciuto anni fa. Sono molti i piccoli dettagli che mi colpiscono, palazzi in fase di ristrutturazione mollati lì come un panino sbocconcellato che va indurendosi su un tavolo, persone anziane che la sera frugano cassonetti, tanti poveri accasciati sotto i portici. Non straccioni, non barboni. Un uomo si fa la barba vicino al ponte 25 Aprile e poi torna a sedersi su di un cartone. Eh già la crisi qui morde. Pensioni tagliate del 60% e salari giù di circa il 40%! Austerità la chiamano....ri-accumulazione primitiva, ma questo sarebbe un altro post... Stasera si giocava Benfica Spartak di Mosca. Vado in un bar. Mangio baccalà alla brace con patate e olive. Ottimo chiaramente. E fumo. Sì in questo localino alla periferia di Lisboa tutti fumano, la birra te la danno in caraffe di alluminio, piatti robusti ed abbondanti. Mi sento a casa. Guardo la partita e contagiato dalla folla mi ritrovo a tifare Benfica. Io neppure li conosco i giocatori del Benfica ma con il mio idioma che è un misto di castellano (qui non lo sopportano molto...) e pugliese discetto di moduli, e strategie...Poi Cardozo si invola in area un nerboruto russo lo stende: rigore! Ora non ricordo se il giocatore dello Spartak fosse poi così nerboruto..ma giochi nello Spartak...un po' nerboruto dovrai esserlo per forza. Forse non era neppure russo...bah, comunque è rigore su questo non c'è dubbio! Cardozo sistema il pallone sul dischetto, prende la rincorsa e tira! Traversa piena! Peso del corpo troppo indietro vorrei dire...ma non lo dico...apro bocca e ne esce una sonora bestemmia in italiano! C'è un vecchio di fianco a me che si gira e mi guarda ed io penso, ecco adesso questo sarà un cattolico portoghese e l'ho offeso. Ride. Ride come un matto. I portoghesi sono un popolo atlantico...non ridono così spesso. Oggi con la crisi ancora meno. Mi guarda e mi dice: ma che fai ti arrabbi per una squadra che non è la tua oh italiano?
Ed io un po' inebetito rispondo...no m'incazzo per l'ingiustizia. Cardozo di segnare quel gol lo meritava. Le ingiustizie sono molte in questo paese mi dice. Io vorrei dirgli che anche nel mio ve ne sono parecchie ma mi sembra inadeguato e per una volta riesco a starmi zitto. Lui parte con una filippica contro il governo e la Troika ed io a quel punto non mi sto zitto ed a mia volta mi scaglio contro il capitalismo. Ma essendo abituato ad essere in minoranza, quasi mi scuso ed aggiungo no sai è un'analisi da bar..un po' vetero marxista. Mi guarda e ride ancora più forte di prima. Apre il portafoglio e sbatte orgoglioso sul tavolo la tessera del PCP! Partito comunista del Portogallo. Per chi non lo sapesse gli ultimi dei leninisti! Sorrido anche io adesso. Mi sento davvero a casa. Ed allora si discute un po' bevendo un poco di Porto che il proprietario del bar, anche lui iscritto al partito,ci offre. Un vecchio con i baffoni, basso, pingue e calvo che continua a citare Lenin ogni 3 parole mi fissa ed aggrottando la fronte così forte che le rughe della faccia ne formano una sola che gli scava il viso longitudinalmente, mi dice: la disoccupazione qui è troppo alta..se non lavorano come si alienano? E se non si alienano quando mai la svilupperanno la coscienza di classe? Finisco il mio porto...mi rimetto a camminare sotto la pioggia...mi sento leggero, sempre meno alieno e sempre più convinto che dobbiamo spiegare. Forse sono nel posto giusto, forse nel momento giusto. Non accade spesso ma a me questa logica un po' spicciola che pure non mi convince per niente mi da speranza.