La destra radicale, post
o neo-fascista, cresce. I numeri sono piuttosto impietosi ed in
alcuni casi, come quello francese, allarmanti. Il risultato francese
era stato in qualche modo previsto ed era, quindi, in qualche modo
atteso. Eppure vedere la sinistra francese annientata ed il FN primo
partito fa un certo effetto inutile negarlo. Oggi incrociando gli
sguardi di amici e colleghi francesi ho rivisto nei loro occhi la
mestizia che tante volte velava i miei. Quando B. stravinceva quando
la Lega Nord prendeva percentuali a doppia cifra. Oggi la situazione
italiana è differente e questo un poco mi solleva. Solo un poco
però. Non posso fare a meno di notare, appunto, l'avanzata di una
destra radicale e violenta in molti paesi europei. Quasi per assurdo
poi non posso non notare che sono, i paesi in cui queste formazioni
si affermano maggiormente, quelli in cui la crisi economica si è
rivelata meno drammatica. Non che non abbia colpito per carità ma
certo non si può dire che la situazione francese sia simile a
quella portoghese o che la Danimarca viva una condizione simile a
quella greca. Che dire poi dell'Ungheria? Un paese che è stato
isolato dal populismo del suo leader, anche lui smaccatamente di
destra, che ha in qualche modo resistito all'ondata speculativa e che
vede crescere oltre il 15% un partito neonazista e dichiaratamente
antisemita. Manco da Budapest da molti anni (fui espulso dal paese
per un fraintendimento, ma ora potrei tornare) ma me la ricordo alla
fine del secolo scorso come una città aperta e tranquilla dove le
persone passeggiavano per i pub si godevano le terme e i tramonti sui
meravigliosi ponti. A Pest ci si godeva una fine estate meravigliosa;
non ho mai avuto, nelle mie brevi giornate, l'idea o la percezione di
un popolo di sanguinari nazisti..eppure è accaduto. Non sono mai
stato a Copenaghen ma ho sempre pensato alla Danimarca come un paese
aperto, democratico pure all'avanguardia; i danesi che mi è capitato
d'incontrare sono sempre stati tutti dei simpaticissimi beoni e degli
ottimi intellettuali educati in un sistema scolastico accessibile a
tutti e qualitativamente splendido...eppure. Per non parlare della
Francia dove sì certo l'intolleranza ed il fallimento della mixitè
erano reali e tangibili ma dove c'erano e ci sono le radici delle
democrazie occidentali; la Francia laica, la Francia del dibattito a
sinistra nel maggio del '68 la Francia dove pure la destra divenne
Nuova. Ogni volta che camminavo per Parigi le due anime di quella
città e di quel paese, la rivoluzionaria e la conservatrice, mi si
dipanavano davanti. A Sciences-po dove i figli della borghesia
illuminata discettavano di Foucault o a Bobigny dove toccavi con mano
l'esclusione sociale dei sans papier (anche li ho rischiato che
m'arrestassero perché scambiato per un magrebino, e vallo a spiegare
a quelli della Gendarmerie che sei uno storico italiano finito per
caso in un corteo di protesta) e degli abitanti senza lavoro o dei
giovani che parlavano slang incomprensibili. Insomma sicuramente la
Francia ha vissuto e vive contraddizioni esplosive ma data la sua
vitalità politica la tradizione ed il fermento culturale che noi
italiani abbiamo sempre un po' invidiato ai cugini transalpini,
nessuno si aspettava un tracollo simile e l'affermazione del FN.
Insomma in tutti questi paesi, e si potrebbe menzionare l'Austria e
anche l'Olanda per non parlare del Regno Unito che rischia di essere
sempre meno Unito o citare il fatto che in Germani per la prima volta
viene eletto un nazista dichiarato; in tutti questi paesi la destra radicale prende milioni di voti.
La cosa che un po'
sorprende, o che forse non dovrebbe sorprendere, è che appunto tutti
questi paesi non hanno vissuto al crisi come noi qui nel povero sud
dell'Europa. Nessun ospedale ha finito gli antibiotici, nessun taglio
drammatico o verticale delle pensioni, nulla di tutto questo. E
quindi, perché? Perché non vogliono pagare i conti dell'austerità
che non sta funzionando. In realtà chi dice che il voto ai partiti
euro-scettici è un voto contro l'austerità ha ragione solo in
parte. Mi spiego: l'uscita dall'Europa la rinuncia all'Euro come
moneta non sovrana sono fumo, e lo sono per tante ragioni tra cui
ragioni tecniche. Non basta un referendum. Ci sono trattati
internazionali, che mi hanno sempre visto in disaccordo ma tant'è,
che prima di essere sciolti necessitano anni. E l'Europa dei ricchi
non ha molto tempo. Secondo alcuni analisti del FMI e di altri
organismi governativi e non la crisi finanziaria non è affatto
finita, anzi. Le ragioni strutturali che portarono alla crisi dei
debiti sovrani nel 2009-2010 sono tutte ancora li, e sono più
profonde e forti di prima. Secondo l'opinione di alcuni economisti la
causa sarebbe la mancata regolamentazione dei mercati finanziari,
mentre secondo altri analisti, l'ala più liberista sarebbe stato
l'atteggiamento della Fed a porre le basi per una nuova bolla
speculativa.
In breve ci si aspetta
una nuova crisi, più forte di quella che abbiamo vissuto, nei
prossimi 18-24 mesi. Ora non penso che gli elettori dell'estrema
destra austriaca leggano e comprendano di cicli e anti-cicli
economici (in realtà mi aspetto che leggano quasi nulla e capiscano
davvero molto poco), ma so che in molti sono sensibili al richiamo
della sopravvivenza che gli dice, saltiamo giù dal barcone prima che
crolli, o meglio prima che vi tocchi pagare davvero i debiti degli
altri paesi. I francesi del resto si rifiutarono di alleggerire il
debito della repubblica di Weimar. Non andò
gran che bene. I greci in compenso accettarono, dopo il 1945 dopo che
la
Wehrmacht
aveva portato distruzione e morte in tutta la penisola, che la
Germania non pagasse i suoi debiti. Non volevano creare un sentimento
di rancore volevano, i greci, costruire un'Europa libera da guerre.
Ah Angela se ti avessero fatto studiare per bene la storia...
Comunque
sia la crisi sta tornando, per un motivo o l'altro e forse per
entrambi, la destra estrema prende voti e radica sentimenti di paura
e nazionalismo nei cuori degli europei. In compenso nei paesi del
sud, Spagna, Grecia e Portogallo, avanza anche la sinistra. In Italia
timidamente e con mille difficoltà arranca fuori dalla palude. Non
malissimo, anzi. Il difficile viene adesso. Il difficile, e qui mi
riferisco solo al mio povero paese, sarà convincere gli elettori del
PD che l'austerità ingrassa padroni e fascisti anche quando e di
marca PD, il difficile sarà convincere gli elettori del buffone che
non basta strillare ma ci vogliono un'opposizione ed un'alternativa e
che l'una senza l'altra non possono esserci e che a volte
l'alternativa la devi costruire anche attraverso il compromesso
paziente unito alle lotte intransigenti; spiegare agli elettori ed ai
militanti PD e del M5S che non è necessario né il pareggio di
bilancio né il salto nel vuoto del ritorno a nazionalismi isterici è
una sfida talmente bella e difficile che merita di essere accettata.
Lo merita ad un patto: vi è un aspetto
nella vittoria di Renzi che mi ha colpito (a proposito complimenti a
lui ed al PD, chi dice sia stata una vittoria personale secondo me
sbaglia di grosso): vanno cambiate le classi dirigenti. Il PD di oggi
tra le mille distanze che posso avere con quel partito ha dimostrato
che senza l'azzeramento completo della classe dirigente che ha
gestito la fase precedente non si è, forse per fortuna, credibili.
Quindi sparate, compagni, fuoco sul quartier generale, ora. Ora che
si ha un alluce fuori dalla palude è il momento di chiedere la
ritirata con disonore dei nostri vecchi leader. Farlo subito vuol
dire aver compreso la portata della sfida e rilanciare su un terreno
di alternativa, farlo subito vuol dire proporsi immediatamente come
una forza politica interprete dei bisogni della classe (sarà vetero
ma io un'altra categoria non ce l'ho...) in grado di fare nuovamente
pedagogia, lotta e mediazione non in nome e per conto di, ma insieme
a. In una parola vuol dire fare politica.