lunedì 26 maggio 2014

Sparare sul quartier generale!

La destra radicale, post o neo-fascista, cresce. I numeri sono piuttosto impietosi ed in alcuni casi, come quello francese, allarmanti. Il risultato francese era stato in qualche modo previsto ed era, quindi, in qualche modo atteso. Eppure vedere la sinistra francese annientata ed il FN primo partito fa un certo effetto inutile negarlo. Oggi incrociando gli sguardi di amici e colleghi francesi ho rivisto nei loro occhi la mestizia che tante volte velava i miei. Quando B. stravinceva quando la Lega Nord prendeva percentuali a doppia cifra. Oggi la situazione italiana è differente e questo un poco mi solleva. Solo un poco però. Non posso fare a meno di notare, appunto, l'avanzata di una destra radicale e violenta in molti paesi europei. Quasi per assurdo poi non posso non notare che sono, i paesi in cui queste formazioni si affermano maggiormente, quelli in cui la crisi economica si è rivelata meno drammatica. Non che non abbia colpito per carità ma certo non si può dire che la situazione francese sia simile a quella portoghese o che la Danimarca viva una condizione simile a quella greca. Che dire poi dell'Ungheria? Un paese che è stato isolato dal populismo del suo leader, anche lui smaccatamente di destra, che ha in qualche modo resistito all'ondata speculativa e che vede crescere oltre il 15% un partito neonazista e dichiaratamente antisemita. Manco da Budapest da molti anni (fui espulso dal paese per un fraintendimento, ma ora potrei tornare) ma me la ricordo alla fine del secolo scorso come una città aperta e tranquilla dove le persone passeggiavano per i pub si godevano le terme e i tramonti sui meravigliosi ponti. A Pest ci si godeva una fine estate meravigliosa; non ho mai avuto, nelle mie brevi giornate, l'idea o la percezione di un popolo di sanguinari nazisti..eppure è accaduto. Non sono mai stato a Copenaghen ma ho sempre pensato alla Danimarca come un paese aperto, democratico pure all'avanguardia; i danesi che mi è capitato d'incontrare sono sempre stati tutti dei simpaticissimi beoni e degli ottimi intellettuali educati in un sistema scolastico accessibile a tutti e qualitativamente splendido...eppure. Per non parlare della Francia dove sì certo l'intolleranza ed il fallimento della mixitè erano reali e tangibili ma dove c'erano e ci sono le radici delle democrazie occidentali; la Francia laica, la Francia del dibattito a sinistra nel maggio del '68 la Francia dove pure la destra divenne Nuova. Ogni volta che camminavo per Parigi le due anime di quella città e di quel paese, la rivoluzionaria e la conservatrice, mi si dipanavano davanti. A Sciences-po dove i figli della borghesia illuminata discettavano di Foucault o a Bobigny dove toccavi con mano l'esclusione sociale dei sans papier (anche li ho rischiato che m'arrestassero perché scambiato per un magrebino, e vallo a spiegare a quelli della Gendarmerie che sei uno storico italiano finito per caso in un corteo di protesta) e degli abitanti senza lavoro o dei giovani che parlavano slang incomprensibili. Insomma sicuramente la Francia ha vissuto e vive contraddizioni esplosive ma data la sua vitalità politica la tradizione ed il fermento culturale che noi italiani abbiamo sempre un po' invidiato ai cugini transalpini, nessuno si aspettava un tracollo simile e l'affermazione del FN. Insomma in tutti questi paesi, e si potrebbe menzionare l'Austria e anche l'Olanda per non parlare del Regno Unito che rischia di essere sempre meno Unito o citare il fatto che in Germani per la prima volta viene eletto un nazista dichiarato; in tutti questi paesi la destra radicale prende milioni di voti.
La cosa che un po' sorprende, o che forse non dovrebbe sorprendere, è che appunto tutti questi paesi non hanno vissuto al crisi come noi qui nel povero sud dell'Europa. Nessun ospedale ha finito gli antibiotici, nessun taglio drammatico o verticale delle pensioni, nulla di tutto questo. E quindi, perché? Perché non vogliono pagare i conti dell'austerità che non sta funzionando. In realtà chi dice che il voto ai partiti euro-scettici è un voto contro l'austerità ha ragione solo in parte. Mi spiego: l'uscita dall'Europa la rinuncia all'Euro come moneta non sovrana sono fumo, e lo sono per tante ragioni tra cui ragioni tecniche. Non basta un referendum. Ci sono trattati internazionali, che mi hanno sempre visto in disaccordo ma tant'è, che prima di essere sciolti necessitano anni. E l'Europa dei ricchi non ha molto tempo. Secondo alcuni analisti del FMI e di altri organismi governativi e non la crisi finanziaria non è affatto finita, anzi. Le ragioni strutturali che portarono alla crisi dei debiti sovrani nel 2009-2010 sono tutte ancora li, e sono più profonde e forti di prima. Secondo l'opinione di alcuni economisti la causa sarebbe la mancata regolamentazione dei mercati finanziari, mentre secondo altri analisti, l'ala più liberista sarebbe stato l'atteggiamento della Fed a porre le basi per una nuova bolla speculativa.
In breve ci si aspetta una nuova crisi, più forte di quella che abbiamo vissuto, nei prossimi 18-24 mesi. Ora non penso che gli elettori dell'estrema destra austriaca leggano e comprendano di cicli e anti-cicli economici (in realtà mi aspetto che leggano quasi nulla e capiscano davvero molto poco), ma so che in molti sono sensibili al richiamo della sopravvivenza che gli dice, saltiamo giù dal barcone prima che crolli, o meglio prima che vi tocchi pagare davvero i debiti degli altri paesi. I francesi del resto si rifiutarono di alleggerire il debito della repubblica di Weimar. Non andò gran che bene. I greci in compenso accettarono, dopo il 1945 dopo che la Wehrmacht aveva portato distruzione e morte in tutta la penisola, che la Germania non pagasse i suoi debiti. Non volevano creare un sentimento di rancore volevano, i greci, costruire un'Europa libera da guerre. Ah Angela se ti avessero fatto studiare per bene la storia...
Comunque sia la crisi sta tornando, per un motivo o l'altro e forse per entrambi, la destra estrema prende voti e radica sentimenti di paura e nazionalismo nei cuori degli europei. In compenso nei paesi del sud, Spagna, Grecia e Portogallo, avanza anche la sinistra. In Italia timidamente e con mille difficoltà arranca fuori dalla palude. Non malissimo, anzi. Il difficile viene adesso. Il difficile, e qui mi riferisco solo al mio povero paese, sarà convincere gli elettori del PD che l'austerità ingrassa padroni e fascisti anche quando e di marca PD, il difficile sarà convincere gli elettori del buffone che non basta strillare ma ci vogliono un'opposizione ed un'alternativa e che l'una senza l'altra non possono esserci e che a volte l'alternativa la devi costruire anche attraverso il compromesso paziente unito alle lotte intransigenti; spiegare agli elettori ed ai militanti PD e del M5S che non è necessario né il pareggio di bilancio né il salto nel vuoto del ritorno a nazionalismi isterici è una sfida talmente bella e difficile che merita di essere accettata.
Lo merita ad un patto: vi è un aspetto nella vittoria di Renzi che mi ha colpito (a proposito complimenti a lui ed al PD, chi dice sia stata una vittoria personale secondo me sbaglia di grosso): vanno cambiate le classi dirigenti. Il PD di oggi tra le mille distanze che posso avere con quel partito ha dimostrato che senza l'azzeramento completo della classe dirigente che ha gestito la fase precedente non si è, forse per fortuna, credibili. Quindi sparate, compagni, fuoco sul quartier generale, ora. Ora che si ha un alluce fuori dalla palude è il momento di chiedere la ritirata con disonore dei nostri vecchi leader. Farlo subito vuol dire aver compreso la portata della sfida e rilanciare su un terreno di alternativa, farlo subito vuol dire proporsi immediatamente come una forza politica interprete dei bisogni della classe (sarà vetero ma io un'altra categoria non ce l'ho...) in grado di fare nuovamente pedagogia, lotta e mediazione non in nome e per conto di, ma insieme a. In una parola vuol dire fare politica.