Il PD è morto, viva il
PD.
Non sono un elettore del
PD. Men che meno un suo militante. Nonostante questo assistere allo
sfascio del principale, ed ultimo, partito di massa italiano mi rende
triste. La retorica del tanto peggio tanto meglio non mi ha mai
convinto. Non c'è da gioire quindi. Partiamo da qui. Chiunque
gioisca per l'ingloriosa fine del PD, soprattutto quelli che credono
di farlo “da sinistra” stanno prestandosi ad un gioco molto
pericoloso. Le prossime elezioni, forse in estate, vedranno lo
scontro tra Berlusconi e Grillo. Cioè, a mio parere, di due destre.
Una, quella berlusconiana antica, protezionista, antistorica ed
anti-moderna mentre l'altra composta da una commistione tra idee
socialisteggianti, culto del capo e sapiente utilizzo dei mezzi di
comunicazione, francamente qualcosa di già visto. Come scriveva
alcuni mesi fa un caro amico: siam passati dal “me ne frego” al
“vaffanculo”.
Nel
corso di questo ventennio caratterizzato dalla invadenza del centro
destra italiano abbiamo più volte sentito parlare di Berlusconi come
dell'anomalia italiana. Forse abbiamo sbagliato. Il fatto che un
magnate dell'editoria sotto processo per qualsivoglia reato,
finanziario, sessuale ed altro divenga più volte presidente del
consiglio di un paese occidentale è di per sé un problema sia
chiaro. Ma, forse, l'anomalia vera del sistema politico italiano è
stato il PD. E sia chiaro, sebbene sia semplice farlo oggi, alcuni di
noi lo dicono da sempre. L'idea che le alchimie elettorali o tecniche
cambino le culture politiche di un popolo è, non solo sciocco ma mi
spingo a dire completamente idealistico. Un sogno dirigista che in
Italia non è riuscito di realizzare neppure al fascismo. L'idea che
attraverso l'introduzione di sistemi elettorali più o meno
maggioritari il PD sarebbe divenuto maggioritario nel paese grazie ad
un artificio aritmetico, dimostra la pochezza della classe dirigente
della sinistra italiana. L'egemonia culturale, sociale e politica si
conquista ancora sul campo. Se imbrogli prima o poi perdi. In fondo
non è nemmeno brutta come lezione storica. Ed il PD è stato un
imbroglio. Un imbroglio culturale e politico nel quale gli italiani
non sono caduti. E sia chiaro non ci sono caduti mai, neppure quando
l'Ulivo faceva finta di vincere le elezioni. L'Italia è un paese di
destra, bigotto, arretrato e zeppo di pregiudizi provinciali.
Fondamentalmente un paese intriso di ipocrisia cattolica.
Questo
i dirigenti del PDS lo sapevano. Lo sanno anche oggi. Ed allora hanno
tentato il colpo gobbo. Un incontro spurio, un abbraccio mortale tra
culture incompatibili: socialismo riformista e moderatismo cattolico.
Nel resto d'Europa questa cosa non accade. Mi spingo a dire di più
non accade neppure nei paesi a maggioranza islamica. I laici ed i
religiosi non li mischi, Sono come l'acqua e l'olio: si repellono
naturalmente. Avrai dell'acqua con una patina d'olio sopra, ma non
c'è mescola possibile. Per anni ci hanno raccontato che, in fondo
erano solo i temi bio-etici a separarci. Avessero detto poco! Come se
la visione della vita, morte compresa, e dei diritti fosse scindibile
dalla tua idea di società, di come e perché gli uomini si associano
e cercano di vivere insieme. No mi dispiace le due cose non sono
compatibili. Il che non vuol dire che si debba vivere in una guerra
civile costante. I laici socialisti francesi non abbandonano il paese
in massa se vince la destra. Ma il PD ha scelto la strada breve. La
scorciatoia. Attraverso un sistema elettorale sconosciuto alla
cultura politica del paese ha cercato di vincere. Niente di male nel
voler vincere. Solo che ha perso, ed ha perso ripetutamente e ad ogni
sconfitta ha acuito la sua rincorsa verso il centro moderato e
conservatore invece che porre in dubbio la sua propria strategia e
quindi la sua natura.
Attenzione
non sto sostenendo che non ci deve essere spazio per i cattolici nel
PD. Anzi. Ma a patto che siano i cattolici a venire nel partito
accettando di lasciare il proprio credo religioso fuori dalla porta e
di relegarlo a vita privata. A patto cioè di sposare genuinamente un
programma politico e culturale che ha alcuni punti che sono
incompatibili con il credo religioso cui appartengono. Non voglio i
cosacchi che abbeverano i cavalli in Piazza San Pietro, non voglio
trasformare le chiese in granai. Ma solo ribadire che il socialismo,
anche quello riformista, è un'altra cosa. Allora o vinci basandoti
sulla tua identità, perché sei in grado di farla diventare identità
collettiva prima ed egemone poi, oppure perderai sempre. Il problema
è che il PD non ha un'identità. Ha scelto pervicacemente fin dai
tempi del PDS di non averla, di scioglierla. Il belletto
dell'abbraccio con i cattolici non solo non ha funzionato
elettoralmente ma si è rivelato devastante da un punto di vista
della cultura politica. L'ondata neoliberista che ha travolto tutta
la sinistra moderata europea si è abbattuta in maniera forse ancora
più devastante su di un socialismo italiano minato alle fondamenta
dalla povertà di respiro e di strategia. Quanto spazio avrebbe avuto
Silvio Berlusconi se la dialettica politica italiana si fosse
dipanata tra una destra liberale e cattolica ed una sinistra social
riformista? Io credo poco. Ma così non è stato. Il PDS ha tentato
di inglobare pezzi di nomenclatura democristiana senza peraltro
essere stato in grado di assimilarne né le strutture sociali né il
consenso elettorale. I dati ci dicono che il PD prende sempre e
comunque gli stessi voti, anzi ne perde negli anni. In compenso
Berlusconi che pur da impresentabile cerca di incarnare i valori
della destra cattolica, oscurantista e protezionista, cresce.
Ma
non è solo questo. Vorrei fosse solo calcolo politico. Vorrei che
l'errore fosse solo strategico elettorale. Ma non è così. LA verità
è che la ri-elezione di Napolitano ed il probabile governo di larghe
intese che ne seguirà sono un'altra cosa. Sono la vittoria del
capitalismo manifatturiero e fordista, o meglio di quel poco che ne
rimane, contro una forma nuova, un modello di produzione altro, di
capitalismo rappresentato dal duo Grillo-Casalegno. Il capitalismo
2.0. quello che esalta la rete come un dio. Quello che invoca la
democrazia diretta come nuovo strumento di potere e di irretimento
della volontà popolare. Esattamente acme il fascismo storico
utilizzava i media di massa perché chiamato a traghettare le masse
nella modernità, il grillismo inneggia al web perché chiamato a
traghettare le masse dentro il post-fordismo. Sistema, il fordismo
dai bassi salari, rappresentato da Berlusconi e, in modo differente,
dal PD. Berlusconi ha i piccoli imprenditori del nord est e la
burocrazia del sud mentre il PD si poggia sulle cooperative del
centro Italia. Entrambi hanno cercato di evitare il passaggio che ha
segnato la fine del paradigma fordista. Persino Blair e Clinton ci
hanno provato sostituendo alla produzione di massa la finanza di
massa. Hanno fallito. Hanno fallito miseramente innescando alcuni dei
processi speculativi che hanno portato a questa crisi. Oggi in
parlamento ha vinto il vecchio capitalismo sul nuovo.
Lenin
diceva che la democrazia rappresentativa è la gabbia dorata del
proletariato...la democrazia diretta grillina è la gabbia in fibra
ottica..ma sempre di gabbie stiamo parlando, sia chiaro.
Ma di
forze popolari e di sinistra non c'è traccia. È normale che sia
così. Siamo ancora fermi al paradigma fordista e veniamo risucchiati
nel gorgo che risucchia Bersani ed il PD. Le organizzazioni della
classe operaia non esistono perché non vi è classe, o almeno non ve
n'è la coscienza e quindi la coscienza organizzata in forme
collettive. Forse avremo bisogno, come già è stato, di attraversare
tragedia che ci dicano cos'è questa trasformazione drammatica che
viviamo. Rileggevo Tasca ieri sera...il fascismo è quel che fa. Io
metto il grasso sugli scarponi da montagna....