Il terremoto è di destra.
Eh lo so...lei la tettonica a zolle non
si è mai schierata. Non si riconosce in alcuno schieramento
politico. Eppure, come spesso accade, le “tragedie” non solo non
sono mai solamente imprevedibili catastrofi ma, soprattutto, hanno una propria connotazione di classe. I poveri e gli operai
muoiono, i ricchi ed i padroni mediamente, la scampano.
Ora assisteremo ai soliti piagnistei di
Stato alla solita retorica stucchevole per giustificare un semplice
dato: di fronte ai sommovimenti di madre natura, quali che siano, la
differenza di classe determina le tue possibilità di sopravvivere.
Niente di più, niente di meno. La cura
del territorio, i criteri di costruzione, la tempistica dei soccorsi
e la capacità di predizione di uno sciame sismico...tutto questo è
sfacciatamente classista. Si legge, in queste ore sperando di essere
smentiti, di padroni che hanno minacciato i lavoratori che stamani di
fronti ai primi sommovimenti del terreno non volevano andare a
lavorare. Beh hai il contratto in scadenza a luglio ragazzo mio...fai
tu! Sei precario no? Mah sì saranno due scosse di assestamento va a
lavorare. Lui, però, il padrone non è morto, perché semplicemente
non era là. Eh già perché i tecnici è da giorni che dicevano che
nuove scosse erano facilmente prevedibili quando non addirittura
ipotizzabili, per questo il padrone non c'era nella sua fabbrica
pericolante. Non era a sgomberare le macerie dei terremoti dei giorni
scorsi. Chiaramente dirigeva. Si chiamano dirigenti no? Loro dirigono
mica faticano. Hanno studiato tanti anni, le loro famiglie ricche li
hanno fatti diventare ingegneri, architetti, avvocati e quant'altro a
questo scopo preciso. Dirigere, non sporcarsi le mani e rischiare il
meno possibile. Per quello c'è la classe operaia, la plebe. Poi
certo se le ipotizzabili scosse puntualmente si verificano a restare
schiacciati sotto tonnellate di paura e calcinacci sono loro...la
plebe. In fondo qualcuno di sostituibile. Eh sì perché di plebe
precaria che sgombra le macerie ne trovi sempre. Dirigere, invece,
quello sì che è difficile. Devi avere studiato anni per divenire
così codardamente attaccato alla tua vita da capire che se la terra
trema stare dentro un edificio pericolante è oltremodo pericoloso.
Non che gli operai l'attaccamento alla vita non lo abbiano sviluppato
ma la loro condizione è talmente disperata che la paura del piatto
vuoto o della cartella esattoriale supera quella per il terremoto. E
quindi, di fronte al ricatto, cedono. Ora avremo i funerali di Stato,
le processioni parrocchiali, i plastici televisivi di Vespa, il
cordoglio del governo le speculazioni di Grillo e quant'altro. Sono
oramai abbastanza vecchio da ricordare infinite discussioni sulle
inondazioni, sui terremoti sugli incendi, sulle cavallette e
sull'acqua che diviene sangue...I letti dei nostri fiumi sono ancora
in uno stato pietoso...ma in fondo vicino agli argini ci vivono i
poveri, quando la terra trema sono le case popolari le prime a
sbriciolarsi come dei biscotti secchi e, soprattutto, a fronte di
qualsiasi disastro annunciato accada sono operai, pompiere ragazzi
dell'esercito, altro serbatoio di riserva della disperazione e della
disoccupazione cronica, a dover accorrere. In qualunque situazione.
Di solito ne muoiono un certo numero. Eroi, lasciamo che la
propaganda imbastita dai colpevoli li chiami eroi. Lo sono. Ma sono
soprattutto sfruttati. Plebe sostituibile. Forse suonerà
particolarmente scorretto, a me il politicamente corretto mi fa
vomitare, ma mi piacerebbe che a spalare le macerie ci andassero
questa volta i dirigenti. Cioè i colpevoli. Chi questo disastro,
così come quelli precedenti, non ha voluto prevederlo, gestirlo e,
parzialmente, evitarlo. Tutti coloro i quali sono materialmente e
moralmente responsabili di questa strage. Non mi risulta solo
insopportabile...no no. Mi fa proprio incazzare. I terremoti non sono
di destra, la gestione del territorio è, invece, una questione
squisitamente politica e quindi sociale. La morte non è una tragedia
fa parte dell'esistenza umana. Il modo in cui si muore molto spesso è
socialmente connotato ed oggi come ieri, muoiono i poveri. Sarà poi
la finta carità cristiana così fortemente radicata nella nostra
cultura a fare il resto. Sarà qualche Vescovo a benedire quelle
bare. Per carità ognuno crede in ciò che vuole non è il funerale
religioso a darmi problemi in sé. La ritualità che questo
rappresenta in queste occasioni mi turba molto invece. Perchè
rafforza l'idea della tragedia inevitabile.
Come se l'acqua che esce da quegli
aspersori potesse cancellare di colpo la paura, il ricatto la
brutalità e la violenza della povertà che ti obbliga a rischiare la
vita ed a volte a morire letteralmente per un tozzo di pane.