Cos’hanno in comune gli uomini e le donne che hanno
preparato e messo in atto gli attentati che negli ultimi 18 mesi hanno
sconvolto L’Europa occidentale[1]?
Molti, la grande maggioranza, erano di fede islamica. Non tutti erano musulmani
modello, anzi. L’ultimo addirittura era un ragazzo giovanissimo che in preda ad
un delirio di tipo nazionalista, oltre che ad evidenti turbe della personalità,
odiava i turchi e gli immigrati essendo lui stesso di origini iraniane. Come
possiamo tracciare una linea, per quanto tortuosa, che unisca l’attentatore di
Monaco con quello di Nizza e quelli del Bataclan? Come possiamo pensare che un
gesto isolato (almeno a 24 ore dall’attentato sembra esserlo stato) con un
piano complesso che fa capo ad un’organizzazione transnazionale che si auto
proclama Califfato? Forse, il cuore di questo tentativo è ancorato a quello di
egemonia in Gramsci. L’egemonia, ossia le forme di domino culturale che danno
forma alle società, non sono neutrali ma, in qualche modo, espressione della
classe dominante. Allo stesso modo si sviluppano lungo assi che travalicano la
cultura ufficiale ma che dipartono, a raggiera, abbracciando ogni modello
espressivo dalla letteratura alla musica ed all’arte fino al divertimento. Per
questa ragione le forme del dominio culturale sono così strettamente legate
allo specifico nazionale perché i loro codici sono connaturati ad una specifica
cultura nazionale; o quanto meno, e questo è cruciale, di un gruppo. L’appartenenza
è un dato culturale; anzi è il dato culturale per eccellenza. Fare parte di un
gruppo, una nazione, una tifoseria, una generazione, una fede, spiega al
singolo essere umano chi è, qual è il suo scopo oltre se stesso. In una parola
da senso non solo alla sua vita ma alla sua morte. Ora da circa quarant’anni il
modello culturale dominante delle società occidentali si è basato su di un’idea
portante estremamente forte e fortemente propagandata: l’individuo. Null’altro
vale se non l’individuo. Non mi metterò qui a fare una critica del
neoliberismo, non serve, sta fallendo da solo. Mi sta, invece, più a cuore
pensare alla diffusione massiccia di un modello culturale individuale e superomistico
allo stesso tempo. Sì perché se l’unica dimensione che conta è quella
individuale questo stramaledetto individuo che sono dovrà essere, per forza,
speciale, unico ed irripetibile. L’eroe di un videogame, di un film d’azione,
di una canzone. Chi in tutta coscienza vorrebbe essere comprimario o ancora
peggio semplice comparsa? Chi non aspira a dare alla propria esistenza un
significato che travalichi la sua morte? Lo Stato è in crisi, le società, la
famiglia, ogni tipo di istituzione sta vivendo un momento di stravolgimento.
Veniamo invitati a vivere vite straordinarie e solitarie; persino le pubblicità
dei deodoranti ci spingono verso titaniche traversate dei deserti in cerca del
senso ultimo dell’esistenza. Laddove questo senso ultimo rimane sempre lo
stesso: tu e soltanto tu importi. Non c’è nazione, progetto, politica, non c’è
futuro. Veniamo spinti a forza in un presente senza fine. A quel punto la fine
è il solo momento che appare degno di considerazione. Un uomo di successo se ne
va con stile e con il botto. Non vorrai mica morire in una periferia sfigata
come quella dove sei cresciuto, vero? Il lavoro, la mancanza di lavoro, la
famiglia, la società, persino la fede, son tutte cose importanti ma solo nel
momento in cui sacrifichi la tua eroica vita in nome di questi feticci. Sì
perché in realtà nessuno degli attentatori era un vero musulmano (cristiano od
ebreo, sarebbe stato lo stesso) e della santità del Califfato gli importava,
probabilmente, molto poco. Volevano distinguersi volevano vivere come un eroe
almeno per una volta. Sono cresciuti con Doom (non è vero ci sono cresciuto io
ma i videogame di ultima generazione non li conosco), sono invincibili e
muoiono solo perché lo scelgono. Sono solo morti eroiche. Non si disfano di
lavoro per crepare di malattie prese sul lavoro mentre ancora pagano il mutuo.
L’egemonia culturale, dunque, ha funzionato. Anche troppo bene. Non credo sia
un caso se la stragrande maggioranza degli attentatori fossero nati e cresciuti
qui in Europa. Siamo stati noi a dirgli di pensare solo a sé stessi e che il
futuro non esiste. Di che vi lamentate? Dei morti? Ma se son solo pupazzi? Loro
sì che sono inutili, loro sì sono solo personaggi del videogame: gli sparo ma
non lo faccio perché ce l’ho con loro. Anzi lo faccio per me, solo per me; in
fondo chi è più importante di me e del modo in cui vivo la mia unica avventura?
Perché quella conterà alla fine. Non se ero anche un po’ omosessuale ed
omofobo, non se mi facevo le canne e bevevo, non se contravvenivo a qualsiasi precetto
della fede che dico di professare. Perché la sola fede che sto professando è la
mia fede. Poi, chiaramente, questa fede mi aiuta a sentirmi parte di qualcosa
di più grande, mi fornisce l’infrastruttura necessaria alle mie gesta. L’idea
che il mio gruppo mi ricorderà come un martire è centrale in tutta questa
liturgia; ma ancora il gruppo è il depositario delle mie gesta; vero che senza
gruppo non ci sarebbe memoria ma senza le gesta forse non ci sarebbe gruppo. Un
cane che si morde la coda, insomma. Un corto circuito di culture della morte:
una che ti dice che sei la cosa più importante e l’altra che ti suggerisce che
sei talmente importante che la tua morte sarà un capolavoro: chi parlava di
bella morte? Ah sì. Anche allora lo Stato così come lo avevano conosciuto era
in crisi, anche l’economia tanto bene non andava e pure allora vi era stata un’ondata
di romanticismo che faceva anelare alla morte ed alla guerra come momento
salvifico. Sopra queste culture, individualismo e superomismo, ci possiamo
costruire molti miti: la nazione, il califfato, la fede, l’antimodernismo. Al
fondo rimane la vittoria dell’individualismo su una dottrina che parlava di
giustizia e di libertà come percorso collettivo: non per scelta ma come unica
via. Parlava di socialismo. Ma ci avete detto che eravamo vecchi ed inutili.
Adesso tenetevi la gioventù che avete allevato, sono soli, feroci e senza
pietà. Proprio come li volevate. Gli avete insegnato che si deve vincere,
sempre e che se non si vince si forza il risultato. Gli avete detto che perdere
fa schifo e che il vincitore è uno solo e prende tutto. Vi stanno prendendo
tutto… pezzo dopo pezzo, cadavere dopo cadavere. Ah e se ve lo steste
chiedendo: hanno appena cominciato e voi non avete nulla da opporgli.
[1] Si parla
di Europa Occidentale perché prendere in considerazione il globo terracqueo
sarebbe fin troppo complesso; è bene, però, ricordare che i più sanguinosi
attentati degli ultimi anni hanno visto come teatro città del Medio ed estremo
Oriente.
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